Piccoli suicidi tra amici - Arto Paasilinna
- Emanuela Colombo
- 8 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Casa editrice: Iperborea Anno di pubblicazione: 2006 Titolo originale: Hurmaava joukkoitsemurha
Dove acquistarlo: Nella tua libreria fisica di fiducia. Se non ce l'hai, dai uno sguardo qui!
Fallire un suicidio non è poi la cosa più tragica al mondo: non si può riuscire sempre in tutto.
Già, perché è così che inizia il libro: non con uno, ma ben due suicidi falliti!
La lettura devo ammettere che è stata scorrevole fino ad un certo punto, perché la scrittura di Paasilinna - o quantomeno la traduzione a cura di Iannella e Rainò - è davvero godibile fino all'ultima sillaba.
Di che tratta questo libro?
Onni Rellonnen è un imprenditore multi-fallito e trattato mediocremente dalla moglie. Decide di farla finita alla festa di San Giovanni, scegliendo come luogo deputato al misfatto un fienile poco lontano dalla festa. Ma ops! Il fienile è già occupato da un altro suicidando, il colonnello Hermanni Kemppainen, che si sta per ingioiellare il collo con un cappio di corda. I due in un certo senso si salvano a vicenda, anche perché non è carino suicidarsi davanti ad un'altra persona («un finlandese quando si suicida non vuole spettatori. Su questo erano perfettamente concordi»), e decidono di passare le ultime ore della notte chiacchierando delle loro vite. Condividendo affanni e pensieri, scoprono che le cose in comune sono molte. La conversazione procede alla grande fin quando un'idea non si fa strada nelle loro menti: e se anche altri, come loro, avessero deciso di abbandonare questo mondo? Non c'è tempo da perdere, va affisso un annuncio sul giornale per raccogliere tutti gli adepti e partire insieme per un unico fine: un grande e bellissimo suicidio di massa.
Leggere libri di autori stranieri ti dà la possibilità di conoscere anche il tessuto sociale e le tradizioni di quella cultura. In questo caso, ho scoperto molte cose sulla Finlandia, che per me era solo un luogo da visitare prima o poi nella vita e patria di Babbo Natale nella sua regione lappone.
La prima cosa che ho scoperto leggendo è la Festa di San Giovanni.
Juhannus, così viene chiamata dai locali, è la festa del solstizio d'estate, festeggiata di sabato in un periodo tra il 20 e il 26 giugno. Si accendono innumerevoli falò e si fa baldoria per tutta la notte, tra fiumi di alcool e balli.
A chi verrebbe mai la voglia di togliersi la vita in un'atmosfera del genere?
Ed è proprio questa grande contrapposizione che pone l'accento su uno dei problemi più noti nelle terre nordiche: il suicidio.
La Finlandia ha detenuto a lungo il triste primato di paese con uno dei più alti tassi di suicidio al mondo. I motivi sono vari, tra i principali compaiono la mancanza di contatti sociali e la molta insoddisfazione della vita.
Il suicidio in Finlandia continuava a essere un tabù di cui si preferiva non parlare. Chi lo compiva, e le persone vicine, si guadagnavano la funesta etichetta di malati.
Il più formidabile nemico dei finlandesi è la malinconia, l’introversione, una sconfinata apatia. Un senso di gravezza aleggia su questo popolo sfortunato, tenendolo da migliaia di anni sotto il suo giogo, tingendone lo spirito di cupa seriosità. Il peso dell’afflizione è tale da indurre parecchi finlandesi a vedere nella morte l’unico sollievo. La malinconia è un avversario più spietato dell’Unione Sovietica.
Rellonen e Kemppainen riescono a mettere insieme una schiera di persone interessate all'annuncio, di cui sessanta circa realmente intenzionati a suicidarsi tutti insieme appassionatamente. Nel gruppo però dei Morituri Anonimi - questo il nome deciso per il gruppo - se ne conteranno una ventina circa, che decidono di partire in viaggio sul pullman La Saetta della Morte in direzione delle scogliere di Capo Nord, per lanciarsi e non tornare più.
E qui mi fermo un attimo per un #alertspoiler. Come sempre, scorri dopo la seconda GIF per continuare la lettura.
Alcuni Morituri purtroppo ci lasceranno davvero le penne, o per sbadataggine o per ferma convinzione di morire. I restanti, invece, naturalmente resteranno in vita, illuminati da questo viaggio salvifico, dalle amicizie instaurate, dai paesi che non avrebbero mai visitato prima.
È questa la cosa per me più bella e più brutta del libro. Brutta perché purtroppo si capisce già da prima della metà del libro e personalmente quando so già dove un racconto va a parare perdo un po' interesse, motivo per il quale non riesco a terminare in modo lesto la lettura.
I paesi toccati sono molteplici e il gruppo arriverà addirittura in Europa, cambiando itinerario. Non mancheranno i momenti grotteschi che accompagnano tutta la narrazione.
«Il viaggio più folle della mia vita», dice Korpela al colonnello. «Perché siamo ancora vivi, o perché non siamo ancora riusciti a morire?»
Il libro è inoltre pieno di tradizioni, di leggende raccontate davanti ai falò, di libri della letteratura nordica. Sarebbe carino approfondire con calma anche queste singole cose.
Non me la sento di dire che non mi è piaciuto il libro, così come non mi sento di dire che è stato favoloso. Purtroppo è stato ripetitivo, questa la sua unica pecca; credo però che valga la pena leggerlo. Personalmente il senso del libro per me è tutto alle pag. 217-218, durante una di quelle storie attorno al fuoco che scoppietta e si innalza verso il cielo stellato.
Mi piacerebbe condividerne un pezzo con te:
Da lontano di ode il verso della volpe. La foresta mormora sommessa, rassicurante. Lo sciatore spezza dei rami bassi e secchi dei pini sulla riva, ne raccoglie un fascio e accende un focherello nel cavo di una roccia. Tende le mani alla fiamma per scaldarle, si asciuga il sudore dalla fronte, e all'improvviso da dietro la nube riappare la lana. La distesa di ghiaccio argentata risplende davanti allo sciatore smarrito. Le stelle brillano ancora più splendenti di prima, il terrore svanisce. L'uomo aggiunge rami secchi al fuoco, le fiamme tremolano nella notte gelida, le scintille sprizzano come minuscole stelle cadenti. Tira fuori dalla tasca un panino, lo addenta con appetito e pensa che in fin dei conti la vita è meravigliosa, appassionante, semplice, degna d'essere vissuta. Fissa il fuoco, accarezza con lo sguardo le fiamme. Così come hanno fatto i finlandesi per migliaia di anni. Proprio come adesso gli aspiranti suicidi, qui, attorno al falò del campeggio della Foresta Nera, lontano dal paese natio. Uomini così provati che troppo presto han smesso di pensare alla bellezza della vita.
Tu lo hai letto? Come ti è parso?
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