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Il profumo delle foglie di limone - Clara Sánchez

  • Immagine del redattore: Emanuela Colombo
    Emanuela Colombo
  • 11 gen 2021
  • Tempo di lettura: 3 min


Emanuela Colombo © 2020

Casa editrice: Garzanti Anno di pubblicazione: 2011 Titolo originale: Lo que esconde tu nombre

Dove acquistarlo: Nella tua libreria fisica di fiducia. Se non ce l'hai, dai uno sguardo qui!



«Il presente mi scivolava tra le mani troppo in fretta, non avevo tempo di assaporarlo.»

Il primo libro che voglio raccontarti è questo, anche se so bene che non si dovrebbe cominciare l’anno con un libro che mi ha profondamente delusa.

Ma andiamo con calma, partiamo dalla trama.


 

Sandra e Julián si alternano nel racconto di questa storia, all’inizio molto interessante, ma che perde smalto verso la fine del racconto. Ci troviamo a Dianium (Dénia) in Costa Blanca e Sandra si è rifugiata nella casa della sorella per dare ordine alla sua vita. Ed è lì che incontra “i norvegesi”, i coniugi Christensen, due vecchietti che sembrano averla presa sotto la loro ala protettiva, i nonni che non ha mai avuto. Non la pensa così ovviamente Julián, che è arrivato lì dall’Argentina per scovarli e vendicarsi degli orrori subiti quando era al campo di Mauthausen.

Senza fare troppi spoiler – che in realtà non esistono in questo libro – questo è quello che si legge anche sulla quarta di copertina. E – rullo di tamburi – è tutto ciò che avviene! Punto! Niente più, niente meno.


 

La scrittura è abbastanza semplice e scorrevole, devo ammetterlo, ed anche le dinamiche che accompagnano la narrazione fino a metà circa del testo sembrano promettere bene. Le stesse calano poi inesorabilmente, come se si trattasse semplicemente di un riempimento inutile.

È stata una fatica leggerlo, tanto che si è meritato il primo #lanciolibro * di questa avventura insieme.

È un libro che purtroppo non porta da nessuna parte, nonostante abbia vinto il Premio Nadal, uno dei premi più antichi ed importanti spagnoli assegnato alla migliore opera inedita. La storia, anzi, risulta anche poco realistica, cosa che non mi aspetto da un romanzo contemporaneo ambientato nel nostro mondo e nel nostro tempo. Per dirne una: perché io, ragazza incinta e in crisi col mondo, dovrei passare il mio tempo a casa di sconosciuti, invece di tornarmene nella mia? Ed io, anziano signore, cosa aspetto di ottenere da un gruppo di nazisti che sui documenti nemmeno esistono più? Una scatola di cioccolatini con delle scuse allegate? Per cosa poi, se non per una questione personale?

Ci sono molte cose che potevano svilupparsi meglio, onestamente.

E trovo anche inutilmente ridondante il voler utilizzare randomicamente frasi alla Fabio Volo per far riflettere il lettore. Ma riflettere su cosa, poi? Il tema del Nazismo è trattato davvero solo superficialmente e non è riusciuto a farmi empatizzare con i protagonisti. Ed io che mi aspettavo di versare lacrime come se piovesse!


Si salva qualcosa? Purtroppo, sì e no.

#spoileralert (se preferisci, passa direttamente all'ultimo paragrafo, dopo la seconda GIF)



C’è una leggera crescita di Sandra, che finalmente a trent’anni capisce di non potersi fidare di chiunque incontri sul suo cammino e che magari è ora di diventare adulti e prendersi le proprie responsabilità. Lo fa recuperando i rapporti coi suoi genitori, con sua sorella, col padre del suo bambino ed aprendo un’attività (all’inizio del libro era senza arte né parte). La cosa che mi ha fatto un po’ storcere il naso è stato voler sottolineare questa maturità anche nell’aspetto fisico. All’inizio del libro troviamo Sandra con capelli asimmetrici, una ciocca rossa che le cade sul viso, orecchino al naso, abbigliamento di una che di certo non passa inosservata. La ritroviamo poi alla fine del racconto con capelli a media lunghezza, castani, vestiti più ordinari… come se potessimo giudicare la maturità di una persona dal suo aspetto fisico. Toglierle il piercing ed uniformare il colore dei suoi capelli non fa di lei una mammina responsabile, cara Clara Sánchez.




Last, but not least: il titolo. Oh mio dio, il titolo.

Il profumo delle foglie di limone” è indubbiamente molto evocativo ed è uno dei motivi che mi avevano spinto a leggerlo, nonostante il tema trattato – che non amo particolarmente. Questa cosa, però, nel libro è menzionata in una riga soltanto a scopo descrittivo e non serve assolutamente a nulla, né al lettore, né ai protagonisti. Vorrei davvero sapere perché gli editori e la traduttrice abbiano fatto questa scelta insensata.

Il titolo originale, invece, “Ciò che nasconde il tuo nome” (tradotto), era molto più coerente ai fini della storia ed anche un briciolo più accattivante, come potrai vedere nel caso in cui decidessi di leggerlo.


Non ti dirò ovviamente di cestinare questo libro, perché tutto fa esperienza. Anzi! Se lo fai o se lo hai già fatto, fammi sapere cosa ne pensi.


Buona serata!

* #lanciolibro è una iniziativa ideata da Flavia (@flavia_capo) e Valeria (@papaveroblu) per “asfaltare dei libri in maniera più divertente”. Se ti capita di finire un libro che proprio non ti va giù, non dimenticarti di taggarle su Instagram e di segnalare l’hashtag nelle stories!

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